mercoledì 27 aprile 2016

SIAMO UN PAESE LIBERO



Oggi in una bellissima giornata di sole ero al parchetto di via Liguria con il mio Luigi, come me, tante mamma erano li.......
Era da poco suonata la campanella della scuola e tutti si erano riversati al parco.
Ad un tratto mi accorgo che una ragazza dal fare gentile si avvicina verso un gruppo di mamma e chiede: "cosa ne pensate della possibilità che a Legnano arrivino 350 profughi?......Sono una giornalista di un giornale locale.......
Dopo un iniziale sbigottimento, è partita la discussione, c'era chi era a favore, chi contro, chi diceva sono troppi, chi affermava....li dobbiamo mantenere noi, qualcuna era preoccupata per la sicurezza, qualcun' altra affermava ma vanno aiutati sono persone in difficoltà......la discussione é andata avanti almeno per circa tre quarti d'ora, ma alla fine erano tutti concordi nell'affermare che 350 profughi, tutti ammassati, in una sola struttura, quale la Caserma Cadorna, è un grosso errore.
Io ero lì che ascoltavo in religioso silenzio, i toni erano già fin troppo accesi, quelli più contrari, si scopre poi essere anch'essi stranieri arrivati nel '94 dall'Albania con un gommone........qualcuno affermava.....noi mica siamo stati trattati bene come loro che ottengono soldi vitto e alloggio dallo Stato.....la vita per noi è stata molto più dura.
Ho pensato è una guerra tra poveri e se la tua esperienza è stata negativa fai più fatica ad essere accogliente quando invece dovremmo imparare dagli errori nostri e da quelli degli altri.
Tornata a casa ho riflettuto su tutta la discussione e mi sono chiesta ma che differenza c'è tra 25 e 350?
 Sicuramente 350 sono tanti, ma come ti attivi per 25 con dei progetti codificati ti puoi attivare  anche per 350.
 Il problema non è il numero, è la modalità, cioè quella di prendere delle persone e in qualche modo costringerle a stare in luogo, mi sono chiesta si può accogliere chi non vuole essere accolto?
Non sarebbe più logico e anche più rispettoso della loro volontà, una volta sbarcati e più o meno identificati lasciarli liberi di andare dove vogliono senza deporre in questo o in quel centro di accoglienza.
Si può accogliere chi non vuole essere accolto? O meglio è giusto farlo?
A queste persone magari interessa una sola cosa: sbarcare in Italia , per poi andare altrove. Dove vogliono loro , non dove decidono i prefetti , i sindaci e gli imprenditori umanitari.

domenica 14 febbraio 2016

IL GIOCO DI ALER


Oggi parlo di Aler.
L’Aler, ovvero Azienda Lombarda Edilizia Residenziale, di Milano ha assunto tale denominazione in attuazione della legge della Regione Lombardia n. 13 del 1996 che ha trasformato in azienda vera e propria gli Istituti Autonomi Case Popolari. A Milano questo Istituto era stato costituito il 12 agosto 1908. In questi cento anni e più di attività costruttiva, l’Istituto ha realizzato un patrimonio abitativo pubblico che non ha pari in altre aziende europee del settore: circa 72.000 sono gli alloggi tuttora di proprietà e altrettanti alienati nel periodo.
A Legnano sono presenti circa 46 stabili Aler, sparsi un pò per tutta la città.
Sono  presenti in via Brennero civico 6, via Carlo Porta civico 122,114 , via 5 Giornate civico 10,16,20,7,8,9, via Cosimo del Fante civico 22,25, via dei Salici civico 13,15,17, via Federico Garcia Lorca civico 1,4, via G. Casati civico 5, via G. Carducci civico 99, via Bissolati civico 11, 3a, 3b, 5c, 9, via Milano civico 20, 22, via Monte Nevoso civico 22,1,24, via Moscova civico 46, via N.Sauro civico  120,122, via Padre Reginaldo Giuliani civico 40,42, via Padre Secchi civico 135, via Pietro Verri civico 26,28, via Ragazzi del 99 civico 2, via Romagna civico 39, via Santa Caterina civico 28, via Torino civico 57,59, via Gorizia civico 39,41,43,45,47,49.
Molti di questi stabili risalgono al 1935, sono stabili vecchi che hanno necessità di continue manutenzioni e così a distanza di anni i problemi periodicamente si fanno sentire, già nel lontano 1999 un articolo presente sul Corriere della Sera – 9 dicembre 1999 – pag.49, intitolava "Legnano risana le case popolari".
 Buone notizie per le famiglie di Legnano che abitano negli appartamenti ex Iacp.
L'Aler (Azienda lombarda di edilizia residenziale), che, a Legnano, è proprietaria complessivamente di oltre 1600 appartamenti, annuncia un piano di spesa di oltre 20 miliardi. La scaletta dei lavori che riguardano gli alloggi di proprietà dell'ente di viale Romagna è la risposta dell'Aler alle proteste degli inquilini degli stabili di via Carlo Porta e di via Torino. Qui, come denunciano gli stessi residenti insieme ai sindacati e alle forze politiche, «sono assolutamente necessari interventi di manutenzione per mettere fine al degrado di questi alloggi costruiti nel 1935. In alcuni appartamenti -- dicono gli abitanti - piove dentro e c' è un'umidità incredibile». L'Aler risponde elencando cifre e tempi di un intervento globale che supera i 20 miliardi: «Alcuni sono già stati stanziati, altri lo saranno entro la prossima primavera - assicurano dagli uffici di viale Romagna -. Innanzitutto 7 miliardi e mezzo, che serviranno a metter mano al quartiere di via Torino (4 miliardi) e al risanamento degli alloggi nelle vie Milano, Verri, Bissolati e Gorizia (3 miliardi e mezzo)». Questi soldi sono stati stanziati un anno fa ma i lavori non sono mai iniziati, sottolineano i sindacati: «Colpa dei tempi burocratici, che sono lunghi - dicono all'Aler -. Comunque il progetto di massima esiste già, stiamo elaborando quello definitivo ed è vicino l'affidamento dell'appalto. In primavera apriremo i cantieri». Altri 7 miliardi arriveranno dalla Regione se verrà approvato il piano di recupero urbano presentato dal Comune di Legnano: decisione che il Pirellone prenderà nei prossimi giorni. In caso di risposta positiva, questi finanziamenti verranno impiegati per i quartieri delle vie Torino e Porta. «Quartieri per i quali vi sarà un'altra tranche di finanziamento - dicono all'Aler - pari a 6 miliardi: soldi che verranno stanziati non più tardi della fine della primavera del 2000 e che serviranno per completare i lavori nei palazzi "storici" che Aler possiede a Legnano».
Ad un certo momento di questi lavori non se ne sa più niente, l'unica notizia in merito e la vendita di 21 alloggi di edilizia convenzionata in via Romagna su area concessa in piena proprietà dal Comune di Legnano.
In data 21/03/2012 esce un articolo sul Giornale che intitola "Appalti, una cricca dentro Aler". Un esponente della filiale Aler di Legnano viene accusato di pilotare gli appalti dell'Aler pare che venissero manipolati i capitolati in modo che gli importi restassero sotto soglia limite, del 193 mila euro per forniture e servizi e del 200 mila per lavori, così da non dover procedere a gare pubbliche ma per assegnazione diretta agli imprenditori amici.
I lavori si bloccano e fino al 2014 tutto tace, ogni tanto la politica si interroga ma senza risultati.
In data 30 luglio 2014 in Regione Lombardia viene approvato il Programma Regionale di Edilizia Residenziale Pubblica 2014/2016 sono presenti 66 consiglieri, per curiosità andate a vedere chi era assente.
In questa lunga relazione si fa riferimento all'accordo di programma con il quartiere "Mazzafame" di 13.800.000,00 euro, stipulato nel 2007 allo scopo di creare opere di edilizia residenziale pubblica, opere infrastrutturali e azioni sociali.
Legnano inoltre viene classificata come Comune con intensità di fabbisogno abitativo elevato.
Nella seduta del 14/05/2015 la Giunta regionale approva il programma annuale per il 2015 del PRERP 2014-2016 Primo provvedimento.
In data 08/10/2015 viene approvato con D.G.R. il secondo programma di attuazione del PRERP 2014 - 2016 l'intervento riguarda il recupero edilizio degli stabili Aler - n. 3 siti nel Comune di Legnano in via Carlo Porta 114 ed è  parte di un Piano di Recupero Urbano PRU avviato nel 2000 che ha interessato altre aree del territorio comunale via Milano, via Montenevoso,  via Gorizia.
Trattasi di n.3 edifici disposti a U per un totale di 7 scale costituiti da piano interrato (cantine) e tre piano fuori terra ( quattro nel caso di una sola scala ).
Il progetto prevede il recupero edilizio, l'adeguamento normativo degli impianti, la sostituzione dei serramenti, la realizzazione di impianto tecnico-centralizzato.
Attendiamo fiduciosi che tutto questo verrà attuato.

mercoledì 10 febbraio 2016

MA QUALE RAZZISMO......


Oggi ho letto questo articolo apparso sulla stampa......Beppe Grillo razzista con la comunità cinese.........adesso, sia chiaro.... non  è che sto qua a difendere Grillo, che penso sia in grado di difendersi da solo, ma questo articolo mi sembra un filino pretestuoso.
Ogni gruppo politico è libero di scegliere la propria modalità per decidere quale sarà il  candidato simbolo, ma diciamolo, sulle ultime primarie del PD,  qualche dubbio sulla trasparenza c'è.
 Si potrebbe dire altrettanto di noi, con le consultazioni online, ma almeno noi, prevediamo un minimo di iscrizione, non arriviamo con un foglietto in cui c'è scritto il nome del candidato, perché non conosciamo  neanche il nome e forse non lo sappiamo neanche scrivere.
 Qui non c'entra niente il razzismo. Deve finire questa cosa che appena fai una  considerazione sull'operato svolto, da un soggetto straniero, devi essere tacciato di razzismo.
Io ho vissuto molti anni,  in un paese straniero, figuratevi, che ci sono anche nata e le comunità le conosco molto bene. Si cerca di stare tutti insieme, ci si protegge a vicenda, si aiuta chi è appena arrivato e si cerca di lavorare il più possibile per poi un giorno ritornare al proprio paese.
Non dico che è sbagliato.... dico solo che, se vuoi dare il tuo contributo alla scelta di un rappresentante, devi partecipare alla vita sociale e politica di quel luogo, o almeno devi partecipare al gruppo, di cui quel rappresentante, ne è portavoce.
 Mi piacerebbe sapere quanti di quelli che hanno votato alle primarie  hanno mai partecipato ad un consiglio di zona o hanno affollato le sezioni del PD.
 Mio padre che vive a Milano e molto spesso da pensionato vive la vita del suo quartiere, non ne ha mai visto uno. Allora forse mi sorge il dubbio che qualcuno ha votato perché qualcun'altro l'ha detto......tutto questo mi ricorda una vecchia pratica che era di moda in qualche paesino, soprattutto del sud.....
Mio nonno mi raccontava  che  nelle piccole comunità c'era  sempre quello che ne sapeva di più perché aveva studiato "aveva  fatto le scuole alte"....lui decideva per tutti, e quelli che in qualche modo ne capivano  meno, accettavano  di buon grado e così si spostavano  voti e si eleggevano rappresentanti.
Qualcuno ha definito tutto questo un successo di democrazia ....afferrando  che “l’affluenza ai seggi di residenti di origine straniera è un successo della democrazia, non un problema. Significa che questi concittadini si sentono parte integrante della vita milanese”. Come scrive Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano "Un capolavoro di integrazione. Se così fosse, i cinesi affollerebbero le sezioni del Pd durante tutto l’anno, non solo il giorno delle primarie. E domenica sera avrebbero riempito il teatro Elfo Puccini per festeggiare Sala: invece non ce n’era uno. Sarà politicamente scorretto ricordarlo, ma una cosa è certa: a Milano, prima delle primarie, non s’erano mai visti tanti cinesi tutti insieme fuori dal quartiere attorno a via Sarpi. Quindi qualcuno li ha reclutati: se in cambio di qualcosa, e di che cosa, non lo sapremo mai".
Per "par condicio" mi piacerebbe vedere la stessa affluenza di stranieri, anche alle primarie di altri partiti, o hanno tutti la stessa ideologia e visione del mondo.

domenica 7 febbraio 2016

LA STRADA


Sui quotidiani locali si scrive......  nella politica legnanese c'è già un clima di fibrillazione, in merito alle future elezioni comunali.
Qualcuno comincia a tessere alleanze e si parla di possibili candidati.
Nelle sedi di partito e non, si cominciano ad abbozzare programmi, perché si sa e sui programmi che verterà lo scontro maggiore.
Ma soprattutto una questione, a mio avviso, decisiva,  sarà la questione Cadorna....ormai a Legnano non si parla d'altro, quest'opera pubblica sta creando nei cittadini una vera e propria proccupazione.
Ormai del viale Cadorna parlano tutti, dal panettiere, in posta, persino in ospedale, dove alcuni cittadini mi fermano e mi chiedono, ma con il viale Cadorna cosa si vuol fare? Cosa sta combinando questa amministrazione? Ma sono impazziti, dove vivono su Marte?
Preoccupati d'altronde, lo siamo un pò tutti, perché certe opere fatte male possono rappresentare non pochi problemi alla viabilità di un Comune.
 Il progetto, poco discusso in sede di commissione e con la cittadinanza, parte già male perché il poco coinvolgimento di tutti gli attori in gioco, crea un senso di imposizione dall'alto, che chiude ogni possibilità al dialogo pacato e costruttivo.
 Inoltre la confusione regna sovrana, sia tra i cittadini, che in seno alla stessa maggioranza, che appare per certi versi spaccata al suo interno.
 D'altronde diciamolo, questa amministrazione si trova,  in quel che viene comunemente detto, cul-de-sac ........se decidono di fermare l'opera, cosa a mio avviso molto sensata, verranno accusati di poca capacità valutativa e di aver sbagliato anche l'unica opera messa in campo. Se invece si buttano in questa impresa, la cittadinanza non contenta, se ne ricorderà probabilmente nell'urna elettorale e magari qualche voto prenderà il volo verso nuovi orizzonti.
 Ma la cosa più grave è che ancora una volta abbiamo sprecato denaro pubblico, soldi della collettività, in un momento dove i soldi servono per far ripartire il paese, per creare nuove realtà imprenditoriali, per valorizzare aree dismesse, per progettare una visione diversa di città e non lo si può fare con piccoli interventi spot che non hanno un obiettivo d'insieme.
 Si rimane bloccati in concezioni passate, dove si sta ancora a parlare di semafori, dove si pensa che il creare zone di imbuto porti  il cittadino a vivere meglio nei suoi 40km/h , che non sposteranno di un millimetro il livello delle polveri sottili .
Perché diciamolo per ridurre l'inquinamento bisogna ridurre il numero di autovetture e allora forse bisogna incentivare il trasporto pubblico locale, creare aree di sosta per autobus, sviluppare una rete più efficiente di trasporto......il cittadino va accompagnato verso il cambiamento culturale non va imposto..... Invece ancora una volta si decide, si fa, si disfa, si tiene a dedita distanza, si ha paura di confrontarsi con lui.
 Sono sicura, che nella nostra bella Legnano, ci sono tante persone, con professionalità tali da essere di supporto per creare una città migliore, allora perché non cercarli, coinvolgerli, renderli partecipi, in decisioni importanti per la nostra città.
 La "sindrome del Nimby" può diventare una malattia cronica se non curata preventivamente, e alla fine, anche le cose belle avranno perso il loro valore. In politica come nella vita meglio un passo indietro soprattutto perché  in questo caso, cadere sarà più facile che rialzarsi.

domenica 31 gennaio 2016

LA PARTITA IKEA


E di ieri la  notizia che Legnano ha  vinto il ricorso al Tar  e potrà entrare nell'accordo di programma, in merito all'insediamento Ikea.
Nelle procedure istituzionali la partecipazione ad un accordo di programma, su un dato progetto, vuol dire condividerlo. Però diciamolo..... Ikea rappresenta un grosse insediamento commerciale e il suo impatto non avrà conseguenze solo nel Comune dove sorgerà ma interesserà anche i Comuni limitrofi e quindi sedersi a quel tavolo può significare arginare i danni oppure a pensarla male a portare a casa qualche piccola convenienza. Rescaldina si è pubblicamente dichiarata fuori dai giochi e Cerro punta a recuperare un bel po di oneri di urbanizzazione e Legnano?.... Che partita giocherà, essendo Comune non interamente interessato dal progetto?
Oggi mi piacerebbe fare una riflessione sulla monetizzazione delle cosiddette "aree a standard".
Gli standard urbanistici rappresentano i rapporti massimi tra gli spazi destinati agli insediamenti residenziali e gli spazi pubblici riservati alle attività collettive, all'edilizia scolastica, a verde pubblico o a parcheggi. Tale superficie è espressa in metri quadrati di area edificabile da destinarsi alla localizzazione di servizi pubblici per ogni abitante di cui si prevede l'insediamento all'interno di un piano urbanistico. Quando un operatore immobiliare edifica sul territorio comunale é tenuto a farsi carico della creazione di spazi di utilità pubblica, le cosiddette "aree a standard". Succede in qualche caso che questi spazi pubblici non siano opportuni nelle immediate vicinanze dell' edificio, allora entra in funzione il meccanismo della monetizzazione, invece di costruire direttamente le aree a standard, il costruttore paga ai Comuni un valore in denaro proporzionale a quanto dovuto, valore in denaro che poi il Comune investe sempre nella costruzione di spazi comuni per esempio giardini, parcheggi, ecc... Il valore in denaro al metro, che il costruttore dovrà pagare, quando vorrà monetizzare le aree standard, varia da 195 euro al metro quadro in periferia a 240 euro al metro quadro in centro. Per esempio se si prevede di costruire un centro commerciale e magari l'insediamento prevede 17 mila metri quadrati di spazio commerciale, secondo le regole vigenti sarebbero dovuti di conseguenza alla comunità 34 mila metri quadrati di aree standard, se queste aree venissero monetizzate, il costruttore dovrebbe dare al Comune 34 mila mq ×196 euro al mq = 6.664.000 euro.
A questo punto al tavolo delle trattative Cerro é quello che ci guadagna di più e quindi punta a vincere la partita. Valutazioni diverse quali utilità dell'opera, impatto ambientale, traffico, la mancanza di un consumo critico, la finta convenienza di Ikea, ecc....passano in secondo piano. Si punta alla monetizzazione delle aree standard.
D'altronde si può decidere se essere semplici amministratori oppure essere  portatori  sani di modello sano di città.
E Legnano che farà?

giovedì 28 gennaio 2016

CON COLPO D'ALA



AMGA lo sappiamo è una società con una lunga storia, nata a Legnano nel 1971 per distribuire gas metano alla città, Amga nel corso degli anni si è evoluta, da Azienda municipalizzata è diventata prima azienda speciale e poi in tempi recentissimi società per azioni. Oggi AMGA è una grande azienda multiutility capofila di un gruppo di imprese che operano in settori tecnologici ad alto valore aggiunto.
 La multiutility è una società che ha come oggetto la gestione di più servizi pubblici locali. Servizi che rispetto alle altre attività, sono caratterizzati da una duplice valenza, cioè dall’essere attività economiche in senso proprio, ma anche attività economiche attraverso le quali si soddisfano dei bisogni primari costituzionali. L’acqua, i rifiuti, l’elettricità. Il termine è anglosassone e indica quelle attività economiche di utilità generale. Sono società abbastanza recenti che nascono dopo il 1990. Quell’anno è uno spartiacque perché queste particolari attività, quelle economiche di soddisfazione di bisogni della collettività erano state, fino ad allora, gestite integralmente come responsabilità pubblica diretta e i comuni le gestivano direttamente o attraverso delle aziende municipalizzate, che erano sostanzialmente delle articolazioni interne. Nel 1990, con la legge 142 sul nuovo ordinamento degli enti locali, furono, per la prima volta, introdotti dei sistemi privatistici di gestione. La ragione era evidentemente di natura economica perché erano necessari molti investimenti sulle reti infrastrutturali che rappresentano il cuore della realtà del servizio, e le casse pubbliche non ce la facevano ad affrontare investimenti di questa entità. Era finito il tempo dei Bot, i comuni dovevano cominciare a far quadrare i propri bilanci. L’integrazione comunitaria ci impediva di aumentare il debito pubblico e, sostanzialmente, per molto tempo ci siamo illusi di pagare poco il servizio.
 Li abbiamo pagati poco fino al 1990 ma quel poco significava che non investivamo sulle reti. È così arrivata la “dead line” quando le reti dovevano cominciare a essere manutenute. S’immaginò di aprire a un modello di società per azioni fondamentalmente mista, ma con un grande controllo pubblico. Man mano si è andati avanti negli anni ‘90, le tipologie di società pubbliche sono cambiate. Accanto alle pubbliche maggioritarie sono arrivate le pubbliche minoritarie, cioè quelle con il privato pesante dentro, e, man mano, si è creato un processo di aggregazione che nasce prima su base comunale e poi comincia ad assorbire i territori limitrofi.
Ed è quello che sta succedendo anche tra le nostre comunità. Ieri mattina al Maga di Gallarate è stato presentato l'accordo che prevede la cessione del servizio gestione rifiuti da Amsc all'azienda controllata  Ala . Per entrare nella nuova azienda Gallarate ha ceduto personale e mezzi, aggiungendo una somma pari a 171 mila euro, ma ha mantenuto la proprietà dei magazzini e delle piattaforme ecologiche, per le quali Ala pagherà un affitto.
 Aemme Linea ambiente arriva ad occuparsi così della differenziata  in 18 comuni per un totale di oltre 252 mila abitanti. Con un fatturato che dovrebbe toccare nel 2017 i 27 milioni di euro. Per Amga rappresenta sicuramente un colpo d'ala mi piacerebbe sapere se anche il cittadino potrà beneficiare allo stesso modo della cosa, in qualità di servizio e in riduzione dei costi.
Perché l'aggregazione di tutte le società di servizi crea delle multiutility con grosse dimensioni  che allontanano la gestione e le strategie della società dagli utenti delle comunità più piccole, creando un monopolio in un dato territorio, che rischia in caso di gestione delle risorse in modo inefficiente di non essere sostituito con un altra impresa concorrente.
 Come spesso dico io, il pesce più grande mangia il pesce più piccole e a breve anche Agesp di Busto Arsizio  dovrà soccombere al mercato, in un ottica di razionalizzazione.......debiti e politica permettendo.

domenica 24 gennaio 2016

VIETATO ENTRARE






Già so chi sarà la prossima vittima, concretamente rappresentata da un fantoccio, che sarà bruciata su un palo, al centro di piazza san Giovanni al prossimo  Family day.
Sarà l'incauto ristoratore, di quel ristorante romano, che da due anni, ha un cartello esposto all'ingresso del suo ristorante, legittimo, da un  punto di vista giuridico, con un passeggino e il segnale divieto, con un seggiolino e il segnale divieto, con un bimbo piangente e schizzante con il segnale divieto..... che dice:
 "A causa di episodi spiacevoli dovuti alla mancanza di educazione, in questo locale non è gradita la presenza di bambini minori di 5 anni, nonché l'ingresso di passeggini o seggioloni per motivi di spazio, certi della vostra comprensione, si ringrazia anticipatamente la gentilissima clientela"......
Questo signore, proprietario di questo ristorante, rilascia un'intervista al Fatto Quotidiano, e di colpo si ritrova al centro dell'attenzione mediatica,  perché qualche benpensante ha visto il  cartello ed è rimasto sconvolto e inorridito, di come nel  nostro paese, dove i bambini sono il fiore della nostra gioia, il frutto del nostro ventre, il suggello di un' unione matrimoniale, il sintomo reale che la famiglia, normalmente costituita, esiste,  si possa vietare  loro  l'ingresso in un ristorante......
Il ristoratore dice:" Si.... ho 100 coperti se cominciano ad entrare i passeggini già comincia ad essere un problema, il bimbo "stress" che è il tipico frequentatore del ristorante è un elemento di forte disturbo."
La legge lo permette, nel proprio ristorante, uno può decidere se vuole o no bambini al di sotto di 5 anni, perché magari è una gestione complicata.
Anch'io ho figli, anche loro sono stati piccoli e l'ultimo, piccolo lo è ancora.
 Mi ricordo una volta, stavo in un bellissimo ristorante, dove apparentemente uno pretende anche un po di tranquillità, dato anche il livello del servizio; stavo con la mia famiglia, quindi c'erano anche i miei figli, che non sono proprio degli stinchi di santo, ma a tavola rispettano le regole, accanto a me c'era una coppia con due bimbi "glamour", come li definisco io, di quelli con la frangetta tagliata squadrata, vestiti già con gli abiti griffati dei grandi....... che scorrazzavano sotto i tavoli, avevano addirittura portato anche un triciclo e girano tra i tavoli, divertiti con questo triciclo e i genitori invece di contenerli, in qualche modo, guardavano fieri gli altri come per cercare uno sguardo di compiacimento.......vedi che belli i miei bimbi fanno sorridere ........in realtà nessuno sorrideva erano tutti arrabbiati e questi bambini giravano con la cotoletta fra i denti, urlando, buttandosi sotto i tavoli, rompendo le scatole a tutti e nessuno aveva il coraggio di dire niente......
Quindi piena solidarietà a chi seguirà questa iniziativa. Ci sono luoghi preposti ad accogliere bambini piccoli e luoghi non adatti, sta nella capacità del genitore di valutare. La colpa non è del bambino e del genitore, il bambino deve fare il bambino, deve correre, giocare, divertirsi, sta nel genitore prendersene cura e non finire con il chiacchierare e lasciare che il bambino venga gestito da camerieri e personale. Esistono tanti luoghi dove i bambini possono giocare, luoghi dove possono colorare, correre e divertirsi, portiamo li.........