mercoledì 30 ottobre 2013

EXPO 2015 LA GALLINA DALLE UOVA D'ORO


Ma Expo è la gallina dalle uova d’oro?

L’expo 2015 è un’esposizione universale di natura non commerciale ( dunque non è una fiera), organizzata da una nazione che ha vinto una gara di candidatura e prevede la partecipazione di altre nazioni invitate tramite canali diplomatici dal Paese ospitante.

L’Expo di Milano aprirà le sue porte il primo maggio 2015 e terminerà il 31 ottobre dello stesso anno: quindi durerà sei MESI.

Mi verrebbe da dire tutto questo cinema per sei mesi….ma andiamo avanti.

L’Expo sarà ospitata in un’area nel settore nord-ovest di Milano e occuperà una superficie di 1,7 milioni di metri quadrati, comprendente parte del territorio delle città di Pero e Rho.

Adesso annoiamoci con un po’ di numeri

• Il Sito Espositivo: 110 ettari

• The World Avenue: 1.5 km di lunghezza |35 m di larghezza

• Un lotto per ogni Paese: 140 Partecipanti di cui 130 Nazioni e

10 Regioni internazionali

• La distribuzione dei Paesi: 5 aree bioclimatiche

• Il Cardo - L’Italia e le sue regioni, città, province: 325m di

lunghezza 30m di larghezza

• Piazza Italia - dove l’Italia incontra il Mondo: 4.350 mq

• Palazzo Italia - l’ospitalità italiana

• Le Aree Tematiche: 6 aree tematiche, 95.000 mq

• Gli Agroecosistemi e le Serre: 6 ettari di cui le Serre 25.000 mq

con 45 m di altezza

• Le Aree Corporate di Sviluppo Tematico: 3 aree, 50.000 mq

• Expo Village, l’accoglienza dei Partecipanti: 160 edifici affacciati sul

canale, 320 appartamenti, 1.200 persone

• Le Aree eventi: 6 aree indoor e outdoor

• Le Aree di servizio e ristorazione: 12 aree con 30.000 mq

• Il Canale: 4.5 km di lunghezza | 90.000 mq

• Il Waterside path: 4 km

• Aree di ingresso e di uscita: 2

• La Lake Arena: 98 m di diametro

• Le Tende: 100.000 mq

• La partecipazione della società civile: Cascina Triulza 12.000 mq

Expo viene gestita da Expo 2015 S.p.A.

Expo 2015 S.p.A. è una Società privata e quindi opera ed è disciplinata secondo le norme del diritto privato, ma essendo interamente partecipata da Società pubbliche (Governo della Repubblica Italiana - Ministero dell’Economia e delle Finanze;  Regione Lombardia; Comune di Milano; Provincia di Milano;  Camera di Commercio Industria Agricoltura e Artigianato), la Società è sottoposta alle normative di diritto pubblico per quanto concerne gli affidamenti a soggetti terzi di lavori, servizi e forniture.

Il Sito Espositivo occuperà un’area di oltre un milione di metri quadri che sarà organizzato lungo il Decumano, dove sarà offerta a tutti i Paesi l’opportunità di esprimere e rappresentare la propria ricchezza alimentare, produttiva, tecnologica e innovativa, e lungo il secondo asse, il Cardo, che sviluppa attorno a sé gli spazi espositivi curati dall’Italia con il “Padiglione Italia”.

Il presidente di Expo 2015 S.p.A. è Diana Bracco, che è anche il commissario del Padiglione Italia mentre l’amministratore delegato è Giuseppe Sala , che è anche il commissario unico.

Quindi Expo è la gallina dalle uova d’oro?

Intanto l'Expo viene finanziata con risorse pubbliche: 1,4 miliardi di investimenti diretti sul sito, cifra che raggiunge i 10 miliardi se consideriamo le opere collegate. Vecchi progetti autostradali, per esempio, che si sono rifatti una verginità per rientrare nel progetto, mentre le opere più utili sono state accantonate. La linea 6 della metropolitana è stata stralciata, la 4 avrà solo due fermate e la linea Lilla, già inaugurata, copre solo la zona nord di Milano. Il 40% dei finanziamenti arriva dal governo, ma il comune di Milano, che ha un buco di bilancio di 430 milioni, nel 2013 ne deve stanziare 370. Per questo Pisapia continua a chiedere una deroga al patto di stabilità, e il governo tace. Tacciono anche le forze politiche, del resto i due appalti più importanti se li sono aggiudicati la Cmc di Ravenna della Lega delle Cooperative (90 milioni) e la Mantovani (270 milioni), che comprende diverse imprese venete vicine al Pdl. L' Expo è bipartisan anche nella spartizione dei soldi.

Maroni aveva lanciato l'esperimento delle White List, un elenco di aziende pulite controllate dalla prefettura, peccato che non sia andato in porto. Ora si parla di un "protocollo della legalità", ma nel frattempo le aziende hanno già cominciato a lavorare ed è difficile controllare la giungla dei subappalti, infatti alcune sono state già escluse perché in odore di criminalità organizzata. E i lavori sono appena cominciati.

Sacconi, presidente della Commissione Lavoro al Senato, lo ha detto chiaramente: siccome l'Expo è un evento nazionale, la possibilità di sperimentare nuove forme di flessibilità va estesa a tutto il territorio. Lo chiede anche Confindustria. Vogliono prolungare di 48 mesi i contratti a tempo determinato, sfruttare di più la formula dell'apprendistato, allungare il primo contratto a termine... Se Expo servirà per dare soldi alle solite imprese, ridurre i diritti di chi lavora e comprimere welfare nelle città, non capisco di quale occasione si stia parlando.
Expo è la gallina dalle uova d'oro, per i soliti noti.

venerdì 11 ottobre 2013

L'UOMO ATTACCATO NEL VUOTO AL SUO FILO DI RAGNO



L'uomo attaccato nel vuoto al suo filo di ragno è un bellissimo verso di Ungaretti, che spiega benissimo la realtà del paziente Italia.
L'Italia è un paziente malato di mente. Malato grave, quasi da ricovero, però non ci sono più i manicomi.
Quali sono i sintomi della malattia mentale dell'Italia?
 Sicuramente,  come scrive lo psichiatra Vittorino Andreoli, se ne possono individuare quattro: il fatalismo, l'esibizionismo, l'individualismo e il masochismo.
Il fatalismo, legato soprattutto al credere, più che alla fede.
Pensare per esempio che domani mattina alla otto ci sarà il miracolo, poi se lo fa San Gennaro, Dio o chiunque altro, poco importa.
 Insomma, noi viviamo in un disastro ma crediamo che domani alle otto, ci sarà il miracolo, che ci cambia la vita. Quindi non vale la pena di fare niente. Chi se ne frega, chi ci governa, uno o l'altro tanto domani alle otto, c'è il miracolo.
Poi c'è il sintomo del masochismo, il masochismo è il piacere di trattarsi male e goderne.
Gli italiani soffrono del masochismo  mascherato dall'esibizionismo.
 Infatti basta ascoltare i loro racconti meravigliosi, quelli delle loro vacanze, della loro famiglia. Ho fatto questo, ho fatto quello, sono stato al ristorante, il più caro. Mio figlio è il più bravo, quello piccolo, poi è straordinario......
Tipo, non ho una lira, ma mostro il portafoglio, anche se dentro non c'è niente.
Ultimo sintomo, non meno importante è l'individualismo spietato.
Un certo individualismo è normale, uno deve avere la sua identità a cui si attacca la stima.
Preoccupante è quando diventa spietato.
Immaginate dieci persone su una scialuppa col mare agitato e il rischio di andare sotto. Ecco invece di dire " cosa possiamo fare insieme, noi dieci per salvarci, scatta l'io". Io faccio così, io posso nuotare fino a riva, io me la cavo.
Spesso questo individualismo si estende ad un piccolo clan, per esempio alla ragazza che mi piace, presente sulla scialuppa, all'amico, all'amante. Un individualismo allargato.
A tutti questi sintomi aggiungerei anche il sintomo del "recitare". Noi non esistiamo se non parliamo, noi esistiamo per quello che diciamo, non per quello che facciamo. Spesso si indossa una maschera e alla fine non si sa più qual'è il volto.
Passiamo la nostra vita a parlare, parliamo anche quando dobbiamo stare zitti, parliamo mentre ascoltiamo la musica, ci mascheriamo e parliamo.
Come quando raccontiamo delle nostre vacanze diciamo che siamo stati fuori 15 giorni invece è una settimana. Raccontiamo di avere una mega casa con un terrazzo tutto ricco di verde, invece abitiamo in un monolocale e quando torniamo a casa, a furia di raccontarlo, ce ne convinciamo e cerchiamo il terrazzo senza trovarlo.
Nessun psichiatra potrebbe salvare questo paziente che è l'Italia. Perché se ti togliessi la maschera, ti vergogneresti, perché ormai abbiamo perso la faccia dapertutto.
Se ti togliessi la fede, ti vedresti meschino. Quindi se decidessimo di curare questi sintomi andremmo verso un suicidio di massa.
 Ci vorrebbe un manicomio per tutti questi malati, ma il manicomio è già l'Italia.
Quindi ogni criterio di buona politica o di buona economia su di noi non funziona perché in questo momento la nostra malattia è vista come la salvezza. E come se dicessi ad un credente che Dio non esiste e che invece di pregare dovrebbe andare in piazza a fare la rivoluzione. Oppure, potrei dire loro, andate in piazza a votare, togliete il potere a chi ci ha devastati e rovinati. Ma non lo farebbero perché si metterebbero la maschera e direbbero che gli va tutto benissimo.
 Allora!!!!!!!!........buona cura a tutti.

giovedì 10 ottobre 2013

LA CRISI NON SI COMBATTE CON LE MANI IN MANO


Piccolo è bello. O, a volte, anche meglio. Nonostante la mancanza di risorse, sembra che i piccoli paesi italiani reagiscano alla crisi con una dose di creatività che ai Comuni più grandi spesso manca. Un caso esemplare è Sadali, un villaggio dell’entroterra sardo, in provincia di Cagliari, che conta poco più di 900 abitanti. L’amministrazione locale si è inventata un sistema originale: pagare le giovani coppie per trasferirsi stabilmente nel paese. L’offerta messa a punto dalla giunta prevede l’erogazione di buoni spesa di 200 euro al mese, per due anni, destinati alle famiglie che scelgono di spostare la propria residenza a Sadali. Il Comune da cui ci si muove però deve avere più di tremila abitanti, altrimenti si rischia di ripopolare un villaggio e di abbandonarne un altro.
 Alcune realtà sono troppo danneggiate non recuperabili, altre in contesti geologici franosi, altri ancora in luoghi terremotati, però, una parte considerevole sono semplicemente abbandonati, la più frequente causa dell'abbandono è l'isolamento per la loro lontananza dai maggiori centri abitati.

 Mio padre è nato in campagna, mi ha insegnato a rispettare la natura, e tutto quello che ruota attorno ad essa, compreso tutto quello che la campagna gratuitamente da in termini di sostentamento per l''uomo.
Ieri mi sono messa a ricercare questi luoghi, che in Italia, vengono spesso abbandonati e lo fatto, perché mi sono reso conto della brutalità della vita che si vive nelle grandi città sature,caotiche, ritenute moderne, in realtà sono un agglomerato di fattori contraddittori alla vera natura dell'uomo.
Per questo, mi piacerebbe realizzare un progetto di massima, per la rivalutazione di alcune possibili realtà abbandonate dove insediare la nostra prima sede collettiva.
Il progetto riguarda, un nuovo articolato modello di vita, libera e indipendente.
 In parole povere, il progetto si rifà all' autonomia che fin dai tempi antichi frati e monaci si sono dedicati con successo nei vari monasteri disseminati in Italia, ponendo alcune varianti indispensabili, adeguandole ai nostri tempi.
 Tutto consiste nel trovare nuclei famigliari, singole persone, motivate ed intenzionate  a costituire una libera comunità auto sufficiente ed autogestita autonomamente, dove tutti i componenti in modi diversi collaborano al fabbisogno ed alla conduzione quotidiano della comunità.

Premetto che nella mia vita non ho appreso numerosi mestieri. Però sono convinta, che l'unione fa la forza, e si possono sempre trovare persone, che hanno acquisito esperienze da vecchi maestri artigiani,  e che oggi possono trasmettere a tanti giovani volonterosi intenzionati  questo nuovo percorso sociale.
Credere in un progetto significa avere le idee chiare sul cosa e come realizzarlo dettagliatamente, calcolando tutte le possibili valutazioni e varianti del caso.
  La vita in comunità prevede condizioni sociali differente dalla città, specie per chi non ha, esperienza di vita in campagna, una vita sana, libera, all'aria aperta.
L'attuale crisi socio-economica tocca tutte le categorie del mondo del lavoro e delle professioni, molti giovani oggi sono in cerca di un occupazione seria e duratura, altri meno giovani non riescono più a inserirsi nel mondo del lavoro, questo nostro sistema basato sul PIL sembra collassarsi irrimediabilmente.

 Senza presunzione, questa nuova forma di  collettività, vuole offrire una vera alternativa di vita più sobria, nel pieno rispetto della natura, producendo noi stessi i prodotti della terra per il fabbisogno quotidiano necessario della Comunità, dove tutti a vario titolo mettono a disposizione la loro esperienza tecnica lavorativa a beneficio di tutta la Comunità, godendo di tutte le opportunità acquisite dalla comunità: casa, alimentari,ecc. ecc., oltre a tutti i servizi posti in essere per una vita dignitosa, serena.
Le competenze lavorative comprendono tutti i settori, che vanno dal turismo sociale, all'agricoltura, artigianato, edilizia ecc..
La fonte primaria di “reddito” è il turismo sociale, attività già avviata con successo, mentre l'agricoltura resta un importante fonte di  sostentamento gratuito per tutta la Comunità.

Che dire, questa potrebbe essere una soluzione, io penso che basti partire, poi le cose verranno da sé.
Forse è il tempo di ricominciare, quasi quasi ci faccio un pensierino......Voi che ne dite?