Ecco come, trovata la legge....... fatto l'inganno.
Il finanziamento pubblico ai partiti è introdotto dalla legge Piccoli n. 195 del 2 maggio 1974 che interpreta il sostegno all'iniziativa politica come puro finanziamento alle strutture dei partiti presenti in Parlamento, con l'effetto di penalizzare le nuove formazioni politiche. Il flusso di fondi ha anche l'effetto di rafforzare gli apparati burocratici interni dei partiti e disincentivare la partecipazione interna. Proposta da Flaminio Piccoli (DC), la norma viene approvata in soli 16 giorni con il consenso di tutti i partiti, ad eccezione del PLI. Nel settembre 1974 il PLI propone un referendum abrogativo sulla norma ma non riesce a raccogliere le firme necessarie. L'11 giugno 1978 si tiene il referendum indetto dai Radicali per l'abrogazione della legge 195/1974. Nonostante l'invito a votare "no" da parte dei partiti che rappresentano il 97% dell'elettorato, il "si" raggiunge il 43,6%, pur senza avere successo. Nel 1980 una proposta di legge vorrebbe introdurre il raddoppio del finanziamento pubblico, ma viene messa da parte al momento dell'esplosione dello scandalo Caltagirone con finanziamenti elargiti dagli imprenditori a partiti e a politici.
La legge n.
659 del 18 novembre 1981 introduce
le prime modifiche:
- i finanziamenti pubblici
vengono raddoppiati;
- partiti e politici (eletti,
candidati o aventi cariche di partito) hanno il divieto di ricevere finanziamenti
dalla pubblica amministrazione da enti pubblici o a partecipazione
pubblica;
- viene introdotta una nuova
forma di pubblicità dei bilanci: i partiti devono depositare un rendiconto
finanziario annuale su entrate e uscite, per quanto non siano soggetti a
controlli effettivi.
I Radicali manifestano
in aula parlamentare con tecniche di ostruzionismo per bloccare la proposta di
indicizzazione dei finanziamenti e a ottenere maggiore trasparenza dei bilanci
dei partiti nonché controlli efficaci.
Il referendum
abrogativo promosso dai Radicali italiani dell'aprile 1993 vede il 90,3% dei
voti espressi a favore dell'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti,
nel clima di sfiducia che succede allo scandalo Tangentopoli
Nello stesso
dicembre 1993 il Parlamento aggiorna, con la legge n. 515 del 10 dicembre 1993 la
già esistente legge sui rimborsi elettorali, definiti “contributo per le spese
elettorali”, subito applicata in occasione delle elezioni del 27 marzo 1994.
Per l'intera legislatura vengono erogati in unica soluzione 47 milioni di euro.
Il parlamento modifica la norma, con l'art 5 della legge n° 96 del 6 Luglio
2012, e obbliga un partito o un movimento ad avere uno statuto per aver diritto
di ricevere i rimborsi elettorali
La legge n.
2 del 2 gennaio 1997 intitolata "Norme per la
regolamentazione della contribuzione volontaria ai movimenti o partiti
politici" reintroduce di fatto il finanziamento pubblico ai partiti.
Al termine
di questa tornata elettorale ecco tutti i partiti che beneficeranno di soldi
pubblici:
Grande Sud (350mila euro), I tirolesi del SVP (366mila euro), il Mefagono di Crocetta (398mila euro), il Centro Democratico (422mila euro). Poi si sale, leggermente, con Udc (1,5 milioni), Fratelli d'Italia (1,6 milioni) e Sel (5,1 milioni). Mario Monti, gran deluso di queste elezioni, perlomeno incasserà due volte: 7,1 milioni alla Camera con Scelta civica e 8 milioni al Senato con l'omonima Lista Monti. In calo di consenso ma quinta per ordine di rimborsi è la Lega Nord, a quota 7,3 milioni.
Sul podio, naturalmente, i primi tre partiti italiani per seggi e voti complessivi. Il Pdl incasserà 38 milioni, il Pd 45,8 milioni. E il Movimento 5 Stelle? Grillo ha fatto il boom nelle urne e non solo: il Movimento ha diritto a 42,7 milioni di euro, un bel gruzzolo…….soldi che resteranno nelle casse dello Stato………………….
Ancora una volta, noi facciamo la differenza…..