domenica 27 gennaio 2013

LA FAVOLA DELLA CRISI................



Tutto cominciò nell'estate 2007, quello spettro che soltanto un pugno di economisti illuminati riusciva a vedere all'orizzonte e che avrebbe portato ad una catastrofe economica imminente.
Infatti nel 2007 ci fu la cosidetta crisi americana dei subprime ( un tipo di mutui immobiliari caratterizzati da condizioni poco favorevoli), con conseguente bancarotta e chiusura di alcuni istituti di credito tra i più famosi del paese, come la Lehman e la Goldman Sachs. Nell'arco di pochi mesi la crisi si estendeva anche in Europa e praticamente a tutto il pianeta, a causa di una profonda recessione e di una crisi industriale.
Da quel momento si sono innescati tutta una serie di processi che hanno determinato una reazione a catena: il primo ostacolo è stato la crisi di fiducia nei mercati borsistici, considerati molto meno affidabili dal punto di vista creditizio; a questo si deve aggiungere l’elevata inflazione a livello mondiale, e il costo sempre più elevato delle materie prime, a cominciare dal petrolio proveniente per lo più dai mercati mediorientali. 
 A “pagare la crisi”, come praticamente sempre accade, sono state infatti quelle fasce di popolazione meno difese dalle tutele “storiche”, come quelle riguardanti il mondo del lavoro, anche se è vero che una percentuale altissima di perdita dei posti di lavoro, ha coinvolto la maggior parte dei paesi. I tassi di disoccupazione, però, non sono schizzati solo a causa dei tantissimi licenziamenti degli ultimi due anni, ma soprattutto per le difficoltà, da parte della fascia di popolazione più giovane, a trovare una sistemazione stabile, non solo dal punto di vista lavorativo. La difficoltà a trovare un impiego, e quella ancora maggiore a conservarlo per un periodo superiore ai 6/9 mesi, è infatti tuttora il problema che maggiormente caratterizza le generazioni tra i venti e i quarant’anni, generazioni sulle quali l’estremizzazione di un concetto quale il lavoro flessibile, unito alle difficoltà sul mercato da parte delle imprese (che si traducono in difficoltà ad assumere, ma anche a mantenere lavoratori in organico) ha avuto effetti devastanti. Per la prima volta, probabilmente dal dopoguerra, una altissima percentuale di giovani vede davanti a sé prospettive di crescita assai inferiori rispetto a quelle della generazione precedente. Le difficoltà a ottenere un lavoro, e a mantenerlo, infatti, si traducono in una serie di impedimenti che si ripercuotono sull’impossibilità di trovare un alloggio, di costruire una famiglia, e in ultimo di contribuire all’economia, dal momento che difficilmente questi giovani riescono a costruirsi un ruolo economico e sociale capace di garantirgli una autonomia di vita.
Il tutto, avviene in un momento in cui le grosse difficoltà della finanza pubblica (da almeno dieci anni a questa parte) hanno portato a una notevole trasformazione (in negativo) in materia di stato sociale, quello che oggi viene universalmente chiamato welfare. Le tutele e le garanzie nei confronti di chi non riesce a trovare lavoro, unite alla privatizzazione totale dei servizi; la mancanza nella maggior parte degli stati europei, di una seria politica per la casa; l’innalzamento dei tassi per i mutui e i prestiti privati; la crisi delle monete occidentali sui mercati globali, e il conseguente aumento dei generi di prima necessità, o di quelli diventati fondamentali, a cominciare dalla benzina. Tutto ciò ha fatto si che la popolazione mondiale sia arrivata ad affrontare una crisi probabilmente superiore a quella del ’29, senza la possibilità di contare realmente su un aiuto da parte dello stato, aiuto che avrebbe potuto forse attutirne gli effetti. Va detto però, che la mancanza di questi aiuti non è esclusivamente una scelta (obbligata) economica, ma anche una scelta politica, dal momento che la scomparsa progressiva dello stato sociale è un indirizzo scelto da molti governi europei già da molti anni, ben prima dello scoppio della crisi. Probabilmente, infatti, se si fosse attuata una politica diversa, o se si riuscisse ad attuare adesso misure basate sul sostegno dello stato in primo luogo alle imprese, ma anche ai lavoratori e alle famiglie, l’intera economia potrebbe trarne giovamento.

In un momento dove tutta una serie di partiti travestiti da venditori di pentole, cercano di illudere il cittadino poco attento, con promesse che sicuramente non potra' mantenere. Il movimento cinque stelle entra a casa tua, ti aiuta a trovare una soluzione, ti mette a contatto con persone che come te devono trovare la stessa soluzione e tutti insieme, si cerca la soluzione migliore......alla fine una situazione si trova e sarà la soluzione più vicina al cittadino, quella più condivisa, quella più idonea e quella sicuramente più realizzabile...così forse la crisi diventerà un ricordo, un ricordo che verrà raccontato nei libri di scuola... 


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