lunedì 4 marzo 2013

SALUTA.....SALUTE......SALUTI......


I recenti provvedimenti del Governo in materia di Sanità, a partire dalla Spending Review hanno comportato profondi cambiamenti nell'erogazione dell'assistenza socio sanitaria.
I dati OCSE riferiti ai sistemi sanitari nazionali del 2010 stimano che in Italia la spesa sanitaria è del 9,3% del PIL leggermente al di sotto della media OCSE, e per il 79,6% è finanziata da fondi pubblici.
Nel nostro paese ci sono 3,7 medici attivi e 6,3 infermieri ogni 1000 abitanti, dati che mostrano una sovrabbondanza di medici e una carenza notevole di infermieri.
Il tutto condito da una contrazione del numero dei posti letto spostando molte pratiche chirurgiche dal ricovero al DH o in ambito ambulatoriale.
Anche per l'Italia come per la maggior parte dei paesi OCSE si è visto aumentare notevolmente negli ultimi decenni la speranza di vita che arriva oggi a 82 anni.
Nonostante tutto, manteniamo ancora fede al patto con i cittadini assicurando la continuità dei servizi e dell'assistenza.
Ma quale futuro ci aspetta? Per quanto potremo continuare a operare in uno scenario caratterizzato da sempre più precarie condizioni di sicurezza, per i professionisti e per i cittadini, e ulteriori, gravissime conseguenze delle riduzioni dei posti letto, dei blocchi e di un sistema sanitario che ha l'obiettivo più di far quadrare i conti che rispettare la tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività?
Un dato per tutti: i tagli e i blocchi delle assunzioni stanno aggravando le realtà lavorative, comportando carichi di lavoro eccessivi e turni estenuanti che, oltre ai disagi, espongono i professionisti a un maggiore rischio di errore, mentre i cittadini sempre più si dichiarano insoddisfatti dell'inadeguatezza presa in carico.
Nel frattempo la diminuizione dei posti letto sta allargando il territorio portando a un intasamento senza precedenti delle strutture socio/sanitarie.
Uno studio pubblicato nel 2011 sul New England Journal of medicine Jack Needlerman dell'Università di Los Angeles stima che c'è un rischio di mortalità del 2% in più per ogni turno di lavoro non adeguatamente coperto da personale.
Quindi dobbiamo a breve rivedere il sistema organizzativo e intervenire immediatamente, dando priorità alla professione infermieristica.
Una politica sanitaria basata sulla prevenzione, malattie legate agli stili di vita,come sovrappeso, obesità, fumo, alcool, diabete, cancro, malattie cardiovascolari e a politiche sbagliate in tema di ambiente, che creano disturbi polmonari acuti e cronici, stanno già assumendo proporzioni disastrose in termini di morti evitabili, ma anche di costi per le economie nazionali.
Dobbiamo tornare ad una politica sanitaria che prevenga il formarsi della malattia e che non abbia come unico obiettivo la cura del sintomo con conseguente mercificazione della malattia.
Il vento sta cambiando, anche se ancora, con fatica in una Regione come la nostra, dove la sanità si dice sia il top......speriamo di non morire di troppa salute.


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